mercoledì 4 febbraio 2009

Nuove leve, vecchi cognomi

La più grande democrazia del mondo si appresta a tornare alle urne. Entro maggio 2009, 671 milioni di persone saranno chiamate a scegliere il successore di Manmohan Singh alla guida del Governo: un momento cruciale per l'India, un Paese ancora scosso dagli attacchi terroristici di novembre, ma desideroso di riscatto e di mantenere il ruolo di primo piano a cui è giunto negli ultimi anni. Un Paese per cui il Fondo Monetario Internazionale ha previsto, nonostante la crisi economica, una crescita del 5% nel 2009 e del 6,5% nel 2010, che potrebbe rappresentare una delle ancore di salvezza per l'economia planetaria.

Se fino a qualche mese fa appariva come molto probabile una vittoria dell'alleanza guidata dal Partito conservatore BJP, le recenti tornate elettorali in Rajasthan, Mizoram e nel
National Capital Territory di Delhi hanno dimostrato che il Partito del Congresso, principale Partito della United Progressive Alliance, ha ancora buone chance di ottenere un altro mandato da parte degli elettori. Nella "rimonta" del partito che fu di Jawaharlal Nehru e Indira Gandhi, un ruolo determinante è stato svolto da Rahul Gandhi, trentottenne figlio di Rajiv Gandhi, il Primo Ministro assassinato nel 1991 da un estremista Tamil, e dell'italiana Sonia. Il successo di Rahul Gandhi all'interno del suo partito e presso gli elettori è stato in gran parte dovuto alla sua giovane età e alla scelta di giovani come candidati nelle diverse tornate elettorali, in un Paese dove gli elettori con meno di 35 anni rappresentano il 65% della popolazione e dove le persone chiamate per la prima volta al voto sono circa 100 milioni.

Rahul Gandhi è l'icona della nuova India, della generazione di trentenni che hanno visto il loro Paese uscire da un'economia autarchica e socialista che lo aveva condotto sull'orlo della bancarotta ed entrare a pieno titolo tra le potenze industriali ed economiche del XXI Secolo, di quei giovani che hanno saputo credere nel cambiamento e cogliere le opportunità offerte dalla globalizzazione, arrivando a guadagni e stili di vita che solo la generazione dei loro padri considerava irraggiungibili. Rahul è però anche il rampollo della dinastia Nehru-Gandhi, che, a fasi alterne, ha deciso le sorti dell'India negli utimi cento anni, da quando il trisnonno Motilal Nehru entrò a far parte del movimento di resistenza fondato dal Mahatma Gandhi. Ogni Nehru-Gandhi ha rappresentato un simbolo della propria epoca e Rahul non sfugge a questa definizione, rispecchiando perfettamente il miscuglio di tradizione, rappresentata dal suo lignaggio, e modernità che è oggi l'India.

Anche l'India dunque è colpita dalla voglia di credere in una nuova generazione di politici che sta attraversando tutto il globo, a partire dagli Stati Uniti, con qualche eccezione.

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