sabato 23 maggio 2009

The Modi magic

Non molti sanno meglio di me quanto sia difficile trovare un buon titolo per un articolo, breve ma esplicativo ed efficace allo stesso tempo, che riesca a rimanere impresso nella mente del lettore. Di sicuro vi è pienamente riuscito l'autore del titolo apparso in questi giorni, dopo l'inaspettato risultato elettorale nello Stato del Gujarat: "'Modi magic' fails to sweep Gujarat, again" [La 'magia di Modi' non riesce a fare piazza pulita, di nuovo].

Narendra Modi, Chief Minister del Gujarat e indicato come possibile Primo Ministro per il Bharatiya Janata Party, è sicuramente uno dei personaggi più controversi della politica indiana. Sotto la sua guida, il Gujarat o, per mutuare lo slogan dello Stato, il Vibrant Gujarat ha espresso al pieno il suo potenziale economico, giungendo ad un contributo alla produzione industriale della Nazione pari al 16% e diventando la meta preferita per gli investimenti sia nazionali che stranieri. Infrastrutture di prim'ordine, porti ed aeroporti moderni, zone industriali in grado di attrarre investitori da tutto il mondo sono l'impronta che Modi vuole lasciare al suo Stato.

C'è però un "lato oscuro" del governo di Modi, ossia l'intolleranza religiosa: nell'India multietnica e in cui per secoli Hindu, Musulmani, Buddhisti e Cristiani hanno convissuto in pace, il BJP ha lanciato in Gujarat un'offensiva contro le altre religioni, che si è tradotta nei tentativi di instaurare leggi contro la conversione religiosa e nelle violenze contro i musulmani del 2002, sulle quali Modi è stato da più parti accusato di aver condiscendentemente chiuso un occhio per permettere la creazione di un clima di terrore.

Nelle ultime elezioni politiche, sembrava che il BJP dovesse davvero fare piazza pulita dei ventisei seggi dello Stato del Gujarat al Lok Sabha, ma la risicata vittoria 15 a 11 dimostra che, nonostante i grandi successi economici e le numerose iniziative per la modernizzazione del Gujarat, gli elettori indiani non sono disposti a chiudere anch'essi un occhio sulla questione religiosa. Davvero la ricetta di Modi, pur avendo qualche ingrediente "magico", ha fallito.

domenica 17 maggio 2009

Manmohan atto II

Con la tornata del 13 maggio si sono concluse le elezioni in India e, grazie al sistema di votazione elettronico, già la mattina del 17 si sono avuti i risultati degli scrutini, che hanno visto una netta riconferma della United Progressive Alliance, la coalizione guidata dal Congress Party di Manmohan Singh e Sonia Gandhi. Il conferimento di un secondo mandato consecutivo allo stesso candidato premier, evento estremamente raro nella storia della democrazia indiana, va ovviamente letto come segno di apprezzamento per il lavoro sin qua svolto, ma anche come la conseguenza dell'incapacità da parte della coalizione avversa, la National Democratic Alliance, di presentare un candidato in grado di conquistare il consenso della popolazione.

Come testimonia la seduta di lunedì 18 maggio della Bombay Stock Exchange, chiusa per eccesso di rialzo, positive sono state le reazioni da parte del mondo degli affari indiano, a cominciare da Vijay Mallya, il patron della Kingfisher indicato a volte come "Mr. Good Times" e a volte come il Richard Branson indiano, che auspica una nuova stagione di riforme per liberalizzare ulteriormente il mercato. Non più ostaggio dei partiti dell'estrema sinistra refrattari alle riforme (mi ricorda qualcuno) grazie ad una schiacciante maggioranza in Parlamento, la UPA difatti può terminare la sua agenda politica e far compiere passi da gigante al processo di liberalizzazione cominciato dallo stesso Manmohan Singh nel 1991, quando era Ministro delle Finanze del Governo di Narasimha Rao.

I numeri, come si suol dire, ci sono tutti e, come ormai tradizione in tutte le democrazie, i primi cento giorni di governo saranno indispensabili per valutare quale sarà l'effettiva portata di tale vittoria. "Fare l'indiano", fatti salvi i tanti impegni di lavoro dell'autore, sarà qua per raccontarveli. Stay tuned.

domenica 3 maggio 2009

Il matrimonio al tempo di Internet

Per una società basata sulla famiglia e su una intricata tela di rapporti sociali quale quella indiana, il matrimonio rappresenta una vera e propria ossessione. Basato su un accordo tra famiglie, dettato da ragioni di convenienza economica e di prestigio sociale, in cui i futuri sposi raramente hanno vocein capitolo, il matrimonio indiano obbedisce a regole che noi occidentali non riusciamo a cogliere e sovente bolliamo come barbare. Le leggi del varna proibiscono nella maniera più assoluta il matrimonio tra appartenenti a caste diverse, pertanto l'organizzazione di un matrimonio parte dalla spasmodica ricerca di un candidato o candidata ideale all'interno della propria casta, quando non addirittura della propria sottocasta.

Se nell'India rurale, oggi come secoli fa, in tale selezione hanno un ruolo fondamentale figure come astrologi, sacerdoti, intermediari ed usurai (questi ultimi necessari sovente ad assicurare alla famiglia della sposa la possibilità di soddisfare le esorbitanti richieste di dote dei futuri consuoceri), nelle megalopoli stanno sempre più assumendo importanza i portali internet per la ricerca del futuro sposo o della futura sposa, come BharatMatrimony.com o Shaadi.com. In un paese dove si contano circa 80 milioni di utenze internet, tali siti dispongono di decine di milioni di profili, creati non solo online ma anche tramite il supporto di centri in franchising, aperti per offrire supporto ai non avvezzi al computer. Aperti per la maggior parte verso la fine degli anni '90, questi portali hanno nel corso di pochi anni sviluppato un giro d'affari da 600 milioni di rupie, una cifra da capogiro.

Ma cosa aspetta chi si collega ad uno di questi siti? L'esperimento con BharatMatrimony.com mette in risalto tutti i controversi aspetti del matrimonio indiano: nella schermata iniziale si può accedere alla funzione di quick search, che giustamente si deve basare unicamente sugli aspetti fondamentali, in questo caso sesso, fascia d'età, religione, casta e presenza di fotografia. Per l'esperimento, suppongo di voler cercare una moglie di età compresa tra 22 e 26, di religione hindu e casta braminica - saraswat e la ricerca produce 92 risultati. La stragrande maggioranza delle presentazioni delle potenziali future mogli è ovviamente in terza persona, affidata o ad un genitore o ad un fratello, o comunque a qualcuno che avrà l'autorità di negoziare i termini dell'accordo matrimoniale. Aprire un profilo significa trovarsi di fronte ad un identikit completo, in cui la disposizione delle schede spiega meglio di mille parole quali siano i criteri con cui una moglie viene selezionata: la scheda socio-religious background difatti occupa il secondo posto, subito dopo le informazioni base, mentre hobbies and interests, che a noi sembrerebbe fondamentale, è relegata verso il fondo, dopo educational and professional information e family details.

Usanze, superstizioni e regole vecchie di millenni hanno trovato nuova linfa tramite lo strumento più moderno, Internet, in quella che ad un occhio occidentale non può non apparire come una contraddizione, ma che in India rappresenta la norma. Nel corso dei millenni, l'India ha infatti sempre assimilato, integrato ed adattato alla propria mentalità le diverse istanze culturali con cui è venuta in contatto, e Internet non rappresenta certo un'eccezione.