domenica 17 maggio 2009

Manmohan atto II

Con la tornata del 13 maggio si sono concluse le elezioni in India e, grazie al sistema di votazione elettronico, già la mattina del 17 si sono avuti i risultati degli scrutini, che hanno visto una netta riconferma della United Progressive Alliance, la coalizione guidata dal Congress Party di Manmohan Singh e Sonia Gandhi. Il conferimento di un secondo mandato consecutivo allo stesso candidato premier, evento estremamente raro nella storia della democrazia indiana, va ovviamente letto come segno di apprezzamento per il lavoro sin qua svolto, ma anche come la conseguenza dell'incapacità da parte della coalizione avversa, la National Democratic Alliance, di presentare un candidato in grado di conquistare il consenso della popolazione.

Come testimonia la seduta di lunedì 18 maggio della Bombay Stock Exchange, chiusa per eccesso di rialzo, positive sono state le reazioni da parte del mondo degli affari indiano, a cominciare da Vijay Mallya, il patron della Kingfisher indicato a volte come "Mr. Good Times" e a volte come il Richard Branson indiano, che auspica una nuova stagione di riforme per liberalizzare ulteriormente il mercato. Non più ostaggio dei partiti dell'estrema sinistra refrattari alle riforme (mi ricorda qualcuno) grazie ad una schiacciante maggioranza in Parlamento, la UPA difatti può terminare la sua agenda politica e far compiere passi da gigante al processo di liberalizzazione cominciato dallo stesso Manmohan Singh nel 1991, quando era Ministro delle Finanze del Governo di Narasimha Rao.

I numeri, come si suol dire, ci sono tutti e, come ormai tradizione in tutte le democrazie, i primi cento giorni di governo saranno indispensabili per valutare quale sarà l'effettiva portata di tale vittoria. "Fare l'indiano", fatti salvi i tanti impegni di lavoro dell'autore, sarà qua per raccontarveli. Stay tuned.

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