venerdì 5 dicembre 2008

Tessere

Immaginate di cimentarvi in un puzzle molto complicato: diverse tessere giacciono nella scatola, pronte ad essere posizionate fino a formare un'immagine. Cominciate a formare i bordi con i pezzi che presentano incastri solo sui tre lati. Fin qua tutto bene. Con un po' di pazienza, riuscite a completare l'anello esterno di tesserine e cominciate a raggruppare le restanti per associazione, convinti che andranno alla fine a formare l'immagine desiderata. D'un tratto un certo numero di tessere, nella vostra mente fondamentali per completare il puzzle, scompaiono. Cosa provate? Frustrazione?

Sicuramente state provando lo stesso sentimento che molti hanno provato nel leggere la notizia, diffusa oggi dai media indiani, che Hafiz Saeed, leader di Lashkar-e-Toiba, gruppo terroristico accusato di essere il mandante e l'organizzatore della strage di Mumbai, ha negato, in un intervista alla rivista Outlook, qualunque coinvolgimento del LeT negli eventi che hanno scosso a fine novembre la capitale finanziaria dell'India. Normalmente, la logica spietata delle organizzazioni terroriste, specie se a matrice pseudo-islamica, impone il far sapere di un eventuale coinvolgimento in un attentato, specie se di tale portata, tramite una pronta rivendicazione. A riprova di ciò, si pensi alla pronta rivendicazione effettuata da al-Qaeda nei confronti degli attacchi ad obiettivi sensibili americani in Africa. In questo caso, i rappresentanti del LeT hanno fatto l'esatto opposto, togliendo al puzzle una o più tessere fondamentali.

Naturalmente, non si può escludere a priori un tentativo di depistaggio da parte del LeT, ma questa dichiarazione complica una situazione già estremamente tortuosa di suo. Il mondo guarda ancora a Islamabad, ma sicuramente con occhi diversi.

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