
Sicuramente state provando lo stesso sentimento che molti hanno provato nel leggere la notizia, diffusa oggi dai media indiani, che Hafiz Saeed, leader di Lashkar-e-Toiba, gruppo terroristico accusato di essere il mandante e l'organizzatore della strage di Mumbai, ha negato, in un intervista alla rivista Outlook, qualunque coinvolgimento del LeT negli eventi che hanno scosso a fine novembre la capitale finanziaria dell'India. Normalmente, la logica spietata delle organizzazioni terroriste, specie se a matrice pseudo-islamica, impone il far sapere di un eventuale coinvolgimento in un attentato, specie se di tale portata, tramite una pronta rivendicazione. A riprova di ciò, si pensi alla pronta rivendicazione effettuata da al-Qaeda nei confronti degli attacchi ad obiettivi sensibili americani in Africa. In questo caso, i rappresentanti del LeT hanno fatto l'esatto opposto, togliendo al puzzle una o più tessere fondamentali.
Naturalmente, non si può escludere a priori un tentativo di depistaggio da parte del LeT, ma questa dichiarazione complica una situazione già estremamente tortuosa di suo. Il mondo guarda ancora a Islamabad, ma sicuramente con occhi diversi.
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