lunedì 8 dicembre 2008

Reingegnerizzazione

1.056 miliardi di rupie o, se preferite, circa 22 miliardi di dollari: tale è l'entità del budget previsto dall'Unione Indiana nell'anno fiscale 2008 - 2009 per le spese correlate al mantenimento e all'ammodernamento della terza forza militare più grande del pianeta. Una parte di questo sterminato budget, non quantificata ma sicuramente risibile, viene dedicata ad uno studio di ricerca e sviluppo o, più propriamente, di reingegnerizzazione decisamente particolare, poiché non basato sulle tecnologie più d'avanguardia nel settore, ma su un testo antico di almeno 1.600 anni.

Il testo è in questione è l'Arthashastra, manuale di politica scritto non prima del II secolo d.C., ma probabilmente ispirato da fonti più antiche, ed attribuito a due oscuri autori, Kautilya e Vishnugupta. In esso, l'esercito indiano cerca una scienza dimenticata in diversi campi, dal sostentamento delle truppe alla guerra batteriologica, come si evince da un articolo della BBC datato 14 maggio 2002, intitolato "India defence looks to ancient text" (La difesa indiana guarda ai testi antichi), che primo ha suscitato la mia curiosità nell'argomento.

Il Libro XIV dell'Artashastra, intitolato "Mezzi segreti", contiene effettivamente diverse soluzioni "ayurvediche" per la supremazia in guerra, con metodi che richiamano, nel risultato, forme di guerra chimica. Per dare un'idea, cito alcuni passaggi del testo:
  • "Il fumo causato dal bruciare una polvere ottenuta dalla mescolanza di ptikita (un insetto), pesce, katutumbi (zucca amara), corteccia di satakardama e indragopa (cocciniglia) [...] causa cecità."
  • "Il fumo causato dal bruciare una mistura di polveri di krikana (pernice) krikalsa (lucertola), grihagaulika (altra varietà di lucertola) e andh hika (un serpente cieco) distrugge gli occhi e provoca pazzia.
Gli scienziati del Defence Research and Devlopment Organization sembrano però maggiormente concentrati su un rimedio presentato all'inizio del capitolo II, secondo il quale "una dose della polvere [ottenuta mescolando] sirsha (mimosa), udumbara (pianta del fico) e sami (acacia), mescolata con burro chiarificato, rende possibile digiunare per metà mese". Il metodo , assieme ad altri riportati che garantiscono un'efficacia ancora maggiore, sembra in sé molto interessante, in quanto permetterebbe ai soldati al fronte, specialmente in zone come il Kashmir, dove la logistica e gli approvvigionamenti sono molto complessi, di resistere per settimane senza cibo, senza alcun effetto collaterale.

Naturalmente la ricerca presenta aspetti complessi, dal momento che Kautilya si limita ad indicare gli ingredienti, ma non in che percentuale essi debbano entrare nella composizione di polveri e cataplasmi vari presentati. Per contro, i prodigi che porterebbe una completa e corretta applicazione dei principi dell'Arthashastra renderebbero inutili diverse innovazioni tecnologiche che proprio in campo militare hanno trovato una prima applicazione, come gli occhiali a infrarossi per la visione notturna, facilmente sostituibili con una polvere ottenuta dagli occhi di diversi animali notturni. L'antico testo presenta addirittura soluzioni per tecnologie attualmente ad uno stadio embrionale, come quella sul "mantello dell'invisibilità", per cui vengono proposte diverse soluzioni al capitolo III, "Sull'applicazione di medicine e mantra".

Del più ampio movimento di pensiero che intravede nel ritorno alle antiche saggezze la chiave per un domani "migliore", che trova in India e non solo molti sostenitori, l'utilizzo di una sapienza antica di almeno sedici secoli per ottenere la supremazia in battaglia rappresenta sicuramente un aspetto affascinante e al contempo pericoloso. Una domanda, per usare un adagio popolare, sorge spontanea: se davvero tali rimedi funzionano, perché sono stati dimenticati?


Nota bibliografica
La traduzione dell'Artashastra a cui faccio riferimento è quella di Shamasastry del 1915, il cui testo completo è qui disponibile
.

Nessun commento: