domenica 14 dicembre 2008

La "r" magica

Questo post contiene un'elevata quantità di scetticismo e di "r"

L'uomo nell'ufficio, mentre sbriga alcune pratiche, mi invita a leggere un articolo da lui scritto su una rivista di astrologia, riguardo all'importanza della "r" nel nome, per coloro che aspirano alla carica di Primo Ministro dell'Unione Indiana. L'articolo elenca tutti i Premier dell'India, da Jawaha
rlal Nehru, a Indira Gandhi, da Atal Bihari Vajpayee a Manmohan Singh... Avete letto bene: di per sé, Manmohan Singh non contiene alcuna "r", ma il nostro non si lascia scoraggiare, ed arriva ad usare il titolo dell'attuale Premier indiano, ossia Dr., per giustificare la sua teoria, denunciando per altro come alla base della travagliata vicenda relativa alla nomina del Primo Ministro vi sia stata proprio la mancanza della "r" nel nome, ma unicamente nel titolo. Ostento cinque secondi di finto orgoglio per avere anch'io una "r" nel mio cognome, unicamente per evitare una reazione più spontanea ma sicuramente meno delicata e, dopo aver insistentemente rifiutato una lettura della mano, esco dall'ufficio, se non altro con le pratiche concluse.

Tornando verso casa, mi viene in mente un episodio allora curioso, ma di cui adesso comprendo il significato: nei primi giorni della mia permanenza a Delhi, il mio allora capo insistette perché io mi facessi fare il cosiddetto quadro astrale, ossia una determinazione del mio presente, nonché del mio futuro, partendo dalla posizione di stelle e pianeti nel momento della mia nascita. Come immagino accada sempre, il moderno aruspice, che per il calcolo del mio quadro astrale si avvalse di un software apposito, azzeccò alcune cose ed altre no. La parte più interessante non riguarda però tanto la scoperta del mio destino, quanto l'ammirazione e, in un certo modo, l'apprensione che vidi nelle facce dei presenti mentre l'astrologo compilava il suo responso. Probabilmente non esagero nel sostenere che, in parte, la mia permanenza a Delhi dipese da quel quadro astrale positivo.

In India, il confine tra la religione e quella che noi consideriamo magia è molto labile, spesso addirittura inesistente: l'astrologia è parte integrante dell'Induismo e rappresenta lo strumento principale a disposizione dell'umanità per interpretare la volontà degli dei e per determinare i momenti positivi del karma di ogni azione. Presso gli imprenditori indiani più religiosi, è pratica diffusa il consultare un astrologo per determinare il giorno migliore per la firma di un contratto, o per l'apertura di un nuovo ufficio. Nelle famiglie, uno dei criteri più diffusi per la selezione del futuro genero o della futura nuora è proprio il confronto dei rispettivi quadri astrali.

Non mancano altre pratiche per scrutare il destino di una persona, quale la chiromanzia, o per convogliare la benevolenza degli dei, tramite l'apposizione di simboli religiosi. Emblematico in tal senso è stato vedere apporre da un imprenditore indiano tutta una serie di svastiche, ossia il simbolo di Ganesh, il dio che rimuove gli ostacoli, su un contratto di fornitura di tecnologia. Anche le anime dei defunti possono intercedere presso gli dei per favorire i parenti ancora in vita e per proteggere i luoghi in cui hanno vissuto, come testimonia la foto del defunto padre della mia padrona di casa, che austero veglia sul mio salotto, incoronato da ghirlande di fiori.


Vivere in India significa vivere in contatto quotidiano con una serie di credenze, che noi occidentali facilmente possiamo bollare come magia o superstizione, ma che risvegliano in noi un ricordo ancestrale, memorie di pratiche comuni alle antiche civiltà e che da noi, in Italia, sono tutt'altro che morte.

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