venerdì 5 dicembre 2008

Glossario di un tremendo novembre indiano

"L'unica cosa di cui dobbiamo aver paura è la paura stessa"
Franklin Delano Roosevelt
Allinea a destra
L'informazione italiana ha, una volta ancora, dimostrato la propria
scelleratezza, perfettamente resa in un breve ma azzeccatissimo post del potente Anecòico, su mia segnalazione. Un giornale online, parlo nello specifico de L'Unità.it, non si può permettere di non verificare costantemente le fonti, onde non generare inutile panico nei lettori, specialmente in un momento come questo, in cui i recenti fatti di Mumbai lasciano nelle famiglie dei tanti italiani in India per motivi di lavoro o turismo un senso di latente preoccupazione. Ovviamente ne faccio un caso personale, dal momento che io sono in India, a New Delhi, e qualunque dei miei famigliari potrebbe aver letto in qualsiasi momento la notizia.


Credo che il modo migliore di reagire a questo fatto sia un'analisi abbastanza dettagliata, condita anche da qualche riflessione, sui tragici fatti di Mumbai e sulle loro conseguenze. Più che sugli eventi in sé, ampiamente coperti dai media, voglio concentrarmi su alcuni fatti, a mio avviso importanti per comprendere la dinamica degli attentati e le possibili ripercussioni, forse trascurati da certi giornalisti impegnati più a fare sensazionalismo che non informazione.

Provate a rileggere i fatti di Mumbai e le conseguenze così come si sono svolti, alla luce di questo piccolo glossario. Spero vi sia d'aiuto.

Al Qaeda - v. LeT, Stati Uniti e Stranieri

Deccan - il nome "Deccan Mujaheddin" non è stato scelto a caso dai terroristi: il Deccan, altopiano che si estende nella parte centrale della penisola indiana, faceva difatti una volta parte dei domini del potente Nizam di Hyderabad, protagonista, all'epoca dell'indipendenza indiana e della conseguente suddivisione del Raj britannico nelle odierne India e Pakistan (a sua volta divisosi negli attuali Pakistan e Bangladesh negli anni '70 del XX secolo) di alcuni fatti destinati ad avere una forte ripercussione nell'odierna situazione. All'indomani della Partition, infatti, il neonato governo pakistano si trovava in condizioni economiche disastrose, avendo l'India rifiutato di corrispondere al nuovo Stato le quote delle riserve monetarie accumulate dall'Impero britannico, impedendo al Pakistan persino di pagare gli stipendi dei suoi ufficiali governativi. Fu proprio Qasim Rizvi, il Nizam di Hyderabad, Stato all'epoca non ancora incluso nell'odierna federazione indiana, a salvare il Pakistan dalla bancarotta, facendo trasportare da un avventuroso pilota commerciale inglese ingenti quantità di oro, eludendo l'aviazione indiana. Lo Stato di Hyderabad, che, all'indomani dell'uscita degli inglesi dall'India, avrebbe voluto rimanere indipendente, accettando tuttalpiù lo status di Dominion dell'Impero Britannico, fu poi annesso all'Unione Indiana nel 1948, tramite un'azione di forza dell'esercito, coadiuvato da gruppi di insurrezionisti locali. Nella fredda e spietata logica dei gruppi terroristici, ogni parte di un attentato deve richiamare qualcosa, e forse la scelta del Deccan come simbolo della loro scellerata azione dovrebbe essere maggiormente sottolineato, potendo fornire chiavi di interpretazioni della vicenda (v. LeT).

ISI (Inter Services Intelligence) - Il potente servizio segreto del Pakistan, da alcuni considerato come il vero burattinaio che muove i fili della politica del Paese. Questo è decisamente uno dei punti più controversi del mio "glossario", nonché di tutta la vicenda: il premier indiano Manmohan Singh, nell'ambito di un più ampio blame game, un "gioco delle colpe" frutto dell'irrisolta questione del Kashmir, non ha esitato ad additare subito l'ISI (gli "elementi esterni al Paese" citati dal Primo Ministro indiano) come responsabile della strage, sebbene il presidente del Pakistan Zardari si sia subito premurato di offrire il suo cordoglio e la sua collaborazione alla Repubblica Indiana. Solo il tempo potrà, forse, dirci qual è il grado di coinvolgimento del Pakistan o di alcune sue agenzie governative nei fatti di Mumbai: per il momento tutti i discorsi sono semplici illazioni.

Israele - Quali saranno le reazioni di Israele, ancora non è dato saperlo, ma credo che a Tel Aviv siano tutti in fibrillazione. v. anche Stranieri

LeT (Lashkar-e-Toiba) - Una delle più importanti organizzazioni terroristiche dell'Asia del Sud, probabilmente legata a doppio filo ad Al Qaeda ed a certi ambienti dell'ISI (v. ISI). Al momento è considerata tra i principali potenziali mandanti della strage di Mumbai, per la precisione e il metodo militare che hanno contraddistinto gli attacchi. A sostegno di tale teoria vi sono inoltre l'odio dichiarato verso gli induisti e gli israeliani, in un'intento, a detta di molti analisti ispirato da Al Qaeda, che va ben oltre l'iniziale coinvolgimento nelle tensioni di confine tra India e Pakistan per la questione del Kashmir: la restaurazione di un potente califfato islamico su tutta la fascia del mondo arabo, dal Marocco all'India, il cosiddetto Califfato d'Oriente.

Leopold Cafè - Liquidato dai media italiani, in molti casi, come un "caffè molto frequentato da turisti e locali", è un simbolo di Mumbai, soprattutto tra i viaggiatori "zaino in spalla". Un crocevia di culture e di persone, di idee e di modi di pensare, di artisti e di criminali da letteratura, come ricorda magistralmente Gregory Roberts nel suo romanzo Shantaram. Colpire il Leopold significa colpire una delle mille anime di Mumbai, forse quella più affascinante.

MARCOS (Marine Commandos) - Noti anche come Magarmach (coccodrilli, in Hindi), rappresentano le unità d'elitè del governo indiano e sono considerate tra le forze speciali migliori di tutta l'Asia, se non del mondo, grazie ad un durissimo addestramento e ad una ferrea disciplina. Specializzate in antiterrorismo, infiltrazione nelle linee nemiche e recupero di ostaggi, il loro tardivo dispiegamento è oggi al centro delle critiche in India che, inserite in un più ampio contesto di inefficienza del Governo Indiano ad una pronta risposta ai fatti di Mumbai, ha portato alle dimissioni di molti esponenti di spicco della politica indiana. (v. Ministero dell'Interno).

Ministero dell'Interno - Secondo quella che ormai appare come una prassi di un "dopo-attentato", molte accuse sono state rivolte al Ministero degli Interni indiano, criticato da un lato perché incapace di prevenire un'azione del genere e cieco nei confronti delle avvisaglie della possibilità di un tale attacco, dall'altro per la mancanza di tempestività nella controffensiva (v. MARCOS). Shivraj Patil, Primo Ministro, ha, a mio avviso correttamente, assunto la "responsabilità morale" delle vicendi di Mumbai e si è dimesso.

Nariman House - Non solo un centro ebraico, ma un punto di riferimento per gli israeliani in India, sovente ragazzi che, dopo due anni di servizio militare (e due anni di servizio militare in Israele significano quasi due anni al fronte), decidono di scappare per almeno un anno verso l'India, attratti dalle delizie terrene che possono offrire posti come Goa o Pushkar, in Rajasthan, lasciandosi alle spalle gli orrori del conflitto. Per molti di questi ragazzi, il Chabad di Nariman House rappresenta un importante punto di contatto con il loro Paese, con la loro Cultura, e colpirlo significa colpire Israele, direttamente, al cuore.

Ospedali - Quasi nessuno ne parla, ma negli attentati sono rimasti coinvolti anche due ospedali, nella fattispecie un femminile e un pediatrico. Terrore indiscriminato?

Pakistan - v. ISI

Stati Uniti (e, di riflesso, Gran Bretagna) - la risposta alla strage di Mumbai sarà la prima vera sfida di Barack Obama nella lotta al terrorismo, vista la comprovata impossibilità di applicare efficacemente la "dottrina Bush". Per anni, gli Stati Uniti hanno considerato il Pakistan come baluardo della lotta al terrorismo, ma la triste realtà è che il governo pakistano è totalmente impotente nelle regioni di frontiera con l'Afghanistan, il Baluchistan e la North West Frontier Province, dove si suppone i talebani e Al Qaeda abbiano trovato rifugio e abbiano stabilito le loro basi operative. Nei prossimi mesi, indubbiamente, vedremo un forte cambiamento nell'approccio degli USA alla questione pakistana, sperando che ciò si traduca in una collaborazione più fattiva tra Washington e Islamabad per garantire la sicurezza nelle regioni di confine. La Gran Bretagna, ovviamente, si atterrà a qualunque istruzione fornita dall'America. v. anche Stranieri

Stranieri - i terroristi, stando alle prime dichiarazioni, avevano, probabilmente tra i tanti, un obiettivo ben preciso: americani, inglesi ed israeliani; ben nota è difatti la storia di un cliente inglese di uno degli alberghi assaltati, salvatosi dichiarando di essere un italiano. Naturalmente, questo fa correre immediatamente il pensiero ad un coinvolgimento di Al Qaeda, diretto o non, dal momento che circola da tempo la voce che i terroristi, ormai seriamente messi in difficoltà nel colpire con efficacia mediatica in America, Inghilterra ed Israele, abbiano deciso di ripiegare sul colpire bersagli appartenenti a tali nazionalità in luoghi "più facili".

Taj Mahal Hotel - Più che un albergo di lusso, il Taj rappresenta il simbolo della forza dell'economia e della volontà indiana. Così narra la "leggenda": Jamshetji Nusserwanji Tata, fondatore dell'omonimo impero industriale, le cui attività oggi spaziano dall'industria automobilistica al té, dalla telefonia mobile al sale, decise di costruire il Taj Mahal agli inizi del XX secolo, quando gli venne rifiutato l'ingresso in un hotel di lusso di Bombay riservato ai bianchi. Ho voluto definire questo racconto "leggenda" perché è con gli stessi toni con cui si narrano epiche gesta che questa storia mi è stata raccontata per la prima volta, a Colaba.

Trident Oberoi Hotel - Più moderno del Taj, ma altrettanto simbolico come centro del potere economico indiano. La conformazione del Trident Oberoi stesso, unito all'effetto sorpresa, ha offerto inoltre un enorme vantaggio tattico ai terroristi: posso testimoniare personalmente che l'albergo è un vero labirinto, dove anche gli esperti commandos indiani (v. MARCOS) hanno dovuto agire con estrema cautela.

Urdu - La lingua utilizzata dai terroristi, spersso indicata come elemento probatorio di un collegamento pakistano. Si tratta di una prova assolutamente indiziaria: secondo il CIA World Factbook, l'Urdu è parlato in Pakistan dall'8% circa della popolazione, ossia 13.500.000 persone, mentre in India è parlato da almeno 57.400.000 persone, pari al 5% della popolazione. Non va inoltre dimenticato che, a livello di lingua parlata, Hindi e Urdu presentano differenze molto poco marcate:, tant'é che i linguisti tendono ad identificare le lingue come due varianti dell'Hindustani. Come esperienza personale, ho notato che col mio scarso hindi riesco facilmente a farmi capire sia da madrelingua hindi che urdu.

Victoria Station (Chhatrapati Shivaji Terminus) - Nel programma politico della destra nazionalista indiana vi fu quello di eliminare, almeno nei nomi, tracce del passato coloniale indiano e così l'imponente Victoria Station, da cui nacquero le sterminate ferrovie indiane, cambiò ufficialmente denominazione, venendo intitolata all'eroe Maratha che, caso più unico che raro, riuscì a tenere testa agli invasori Moghul all'apice della propria potenza. Victoria Station, come ancora è chiamata da tutti, è il simbolo di Mumbai come punto di arrivo e di partenza di genti da tutta l'India e da tutto il mondo. Colpirla significa danneggiare l'immagine di Mumbai come un porto di mare, con tutte le implicazioni, positive e negative, ma sicuramente affascinanti, che questa definizione può racchiudere.

2 commenti:

Uhurunausalama ha detto...

Davvero molto interessante il tuo post:non nego che moltissime cose non le immaginavo nemmeno e vederle descritte da chi vive in quei luoghi e pertanto ne è testimone diretto,fanno riflettere.Il problema (uno dei tanti) del giornalismo oggi è che non calcolano affatto determinate zone e poi quando succede qualcosa di eclatante hanno la presunzione di sapere tutto.

Davide Gallarate ha detto...

@ Uhurunausalama

Ti ringrazio molto. Purtroppo ho dovuto verificare sulla mia pelle i problemi correlati alla mancanza di informazione da parte di chi dovrebbe informare. Solo ieri, alcuni giornali italiani hanno dato per vera la falsa notizia di una sparatoria all'aeroporto internazionale di New Delhi, la città in cui risiedo.