venerdì 10 dicembre 2010

Tutto è arte

Nek Chand Saini è l'artista che non ti aspetti: nato nel 1924 a Lahore, ispettore del Public Works Department della neonata Chandigarh, un giorno di quasi 40 anni fa da una piccola capanna cominciò a creare un mondo immaginifico, fatto di sculture astratte, antropomorfe e zoomorfe, cascate, fiumi, ponti, torri. "Particolarità nella particolarità", è tutto realizzato unicamente grazie a scarti di materiali da costruzione e altri rifiuti urbani, magistralmente composti a rendere viva la visione dell'artista in quello che è noto come il Rock Garden.

Quello che colpisce appena giunti è l'altezza dei varchi: quella di Chand è la rappresentazione di un mondo ultraterreno, popolato di dei, eroi e protagonisti del mito e pertanto gli uomini devono entrarvi chinati, in segno di rispetto. Chi ha un po' di conoscenza del mito indiano, vagando per la "prima fase" del giardino, non può non riconoscere da subito certi specifici temi, come il dio Shiva armato del suo tridente che, dall'alto del monte Kailash, guarda verso i mortali, o intravedere nelle architetture abbozzate le leggendarie città di Indraprastha, Hastinapura e Ayodhya, o nelle cascata e nei rivoli rappresentazioni dei fiumi sacri dell'India. Tutto nel Rock Garden sembra studiato coscientemente per suscitare stupore ad ogni angolo, ad ogni veduta, ma si tratta di un lavoro spontaneo, frutto di ispirazione estemporanee date dalle forme degli oggetti trovati nelle discariche di materiale edile, sulle rive di fiumi, nel corso di lunghe passeggiate in bicicletta nell'area.

Il senso dell'opera si perde purtroppo nella "terza fase" del parco, più simile ad un parco giochi per famiglie indiane, con tanto di specchi deformanti, acquari, altalene e castelli gonfiabili, ma basta spostarsi verso la seconda fase per ritrovarsi di nuovo immersi in un mondo surreale, popolato di strane creature bi o tricefale che sorridono ai visitatori e animali appena distinguibili. L'ultima parte del Rock Garden è una celebrazione dell'umanità, con statuine di persone comuni, fornai, camerieri, impiegati, beoni (distinguibili da una bottiglia di birra vuota tenuta in posizione orizzontale), donne dai sari variopinti (realizzati con le guaine dei cavi elettrici), famiglie intere, bambini che giocano su un albero mentre il padre vigila e tutto quello che uno aspetterebbe di trovare nel nostro mondo, di cui questa parte del Rock Garden vuol'essere rappresentazione.

Il Rock Garden porta alle estreme conseguenze il senso di straniamento che colpisce il viaggiatore che arriva in India: non si tratta soltanto più di una cultura diversa dai nostri canoni, ma di un mondo totalmente diverso, dove si abbandona il nostro reame per entrare in un'altra dimensione, che appare davvero, nonostante i materiali prettamente d'uso comune, più appartenere agli dei che non agli uomini.


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